QUELLA BESTIALE DOZZINA
Dodici animali rossobrutti senza allenatore e senza presidente. D'altra parte, non hanno bisogno di consigli: seguono il loro istinto. In porta, a volare da un palo all'altro, c'è Colombo che di nome, visto che si tratta di stare sospesi in aria, fa Angelo. In marcatura, due tipi che fanno paura: Cane-strari, uno che ringhia dietro l'avversario e ha il fiuto dell'autogol, e Cornacchia, l'autore di uno dei due gol alla Juventus che ridiedero vita a un Ranieri già pronto a tornare al Campania Puteolana. Centrale dietro (anche se non è mai stato il suo ruolo) mettiamo Quagliozzi, così almeno non tira in porta. Esterni. A destra Maye(a)lè e a sinistra Cozza, uno che per poco (un semplice scambio di vocali) non finiva tra i pornorossobrutti. A centrocampo, numero 10, un mezzo parente di Colombo, Colomban ( 85 presenze e 8 reti in B alla fine degli anni cinquanta). Ai suoi fianchi (o alle sue ali), Ninnnnno (così direbbe lui) Falchi, un rapace sotto porta, e Gazza ( 15 presenze e 4 reti tra B e C nelle stagioni 61-62 e 62-63), uno che poi finirà alla Lazio, si ubriacherà, farà rutti mentre lo intervistano, picchierà la moglie, eccetera eccetera. Davanti, una coppia d'attacco male assortita. Gattelli, che già non va assolutamente d'accordo con Cane-strari, cerca sempre di mettere le grinfie su Grillone, irresistibile negli stacchi da fermo, anche se faceva troppo casino nello spogliatoio. Pronto a entrare, e a fare la cacca in testa agli avversari, Piccioni (17 presenze in B nel 47-48)
Stefano Ambu