Lo sporco mondo di Frank McCourt
Può un romanzo essere un prodotto commerciale e culturale insieme? No, dirà il romanziere da collana autoprodotta. Si, il compilatore di format letterari. Cambieranno entrambi idea, leggendo i romanzi di Frank McCourt, irlandese di New York, figlio di irlandesi d’Irlanda (papà del Nord, mamma del Sud). Diciamolo subito, i suoi libri sono una miniera commerciale. Vendono in tutto il mondo, ma mietono anche successi di critica. In Italia è tradotto da Adelphi: le sue opere più famose sono Le Ceneri di Angela e Che paese, l’America. Per il primo dei due (targato 1996) il settantenne McCourt ha vinto un Pulitzer ed un National Critics Award. Motivo di tanto successo? Udite udite: scrive da Dio. Gioca con parole, sensazioni e sentimenti come pochi. Usa i punti di vista narrativi come il grande attore veste i panni di Amleto. Ti travolge con eventi esistenziali degni del peggior Bukowski, eppure le prospettive non sono quelle etiliche. Ti fa vedere come il Reparto Cancro c’era (e c’è ancora) anche in Occidente. Ti mostra la sua infanzia e tu, lettore, prendi atto che l’odore di una fogna di Calcutta puoi sentirlo anche alla periferia della verde Irlanda. Frank McCourt vende tanti libri perchè è bravo. Perche con le sue storie riesce a farti sentire non solo le passioni dei protagonisti, ma anche i loro silenzi, i loro umori, i loro odori. Perchè riesce a farti incazzare: cosa che pochissimi autori tentano ormai di fare. Scoprire tutto questo è indubitabilmente per chi ama la lettura una grande consolazione. Una dolce notizia: nonostante tutto, la grande letteratura in libreria continua ad entrare dalla porta principale. E giustamente vende copie, e ne vende pure molte. Grazie ai McCourt (ma dire Camilleri srebbe lo stesso) l’editoria sopravvive al mercato, ai lettori, e forse pure a se stessa. f.p.