Il lavoro che sarà

Si è svolta a Roma dal 30 gennaio al 1 febbraio la conferenza nazionale sul lavoro sul tema " Il lavoro che sarà", promossa dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, l'ISFOL e Sviluppo Italia. Nel corso delle tre giornate di lavoro, politici, imprenditori, sindacalisti ed esperti del settore si sono confrontati sugli aspetti più qualificanti e controversi del mondo del lavoro. Nel pieno della polemica tra sindacati ed imprenditori sui temi della concertazione e dei contratti a tempo determinato, la conferenza ha in qualche modo anticipato le posizioni del governo in tema di politiche del lavoro, poi riprese nel corso della conferenza dei Ministri del lavoro svoltasi di recente a margine del vertice straordinario sull'occupazione a Lisbona. Sull'andamento del mercato del lavoro poche le novità emerse: il tasso di occupazione, pari al 42,8%, ed il tasso di attività, che raggiunge il 48%, continuano ad attestarsi ad un livello inferiore a quello dei maggiori partner europei. Nonostante i progressi ed alcuni elementi positivi riscontrabili nel mercato del lavoro meridionale, le differenze tra le varie aree territoriali del Paese continuano ad essere marcate: nel nord-est il tasso di disoccupazione si avvicina a livelli fisiologici, quasi da pieno impiego, che si discostano molto dal tasso medio nazionale. Al sud e nell'Italia insulare gli stessi tassi balzano invece a livelli di emergenza sociale, confermando un processo di segmentazione e di sostanziale dualità, al limite dell'impermeabilità, tra le due aree. Uno scenario questo che conferma le forti disuguaglianze presenti all'interno del Paese. Tra gli interventi, fortemente atteso era quello del Presidente del Consiglio, Giuliano Amato. Per quest'ultimo il mercato del lavoro ha subito profonde trasformazioni nel corso degli ultimi anni. Esso non è più un "mercato protetto", ma anzi un mercato in cui i flussi migratori sono una realtà evidente che tenderà a scolvolgere regole consolidate per tutti gli attori. Una prospettiva di allargamento che deriva in buona parte dagli effetti della globalizzazione e della internazionalizzazione dell'economia. Che fare, dunque? Per Amato occorre lavorare in maniera permanente sulla formazione, sulla diffusione delle nuove tecnologie all'interno del sistema produttivo, così come nell'accrescimento delle PMI che, proprio perchè troppo piccole, non sono in grado di tenere il confronto sul terreno dei costi per ricerca e sviluppo oggi sempre più necessari per competere adeguatamente. "Il giorno del grande salto - ha insistito Amato - sarà il giorno in cui accadrà sempre che i datori di lavoro saranno licenziati dai loro lavoratori e non che loro licenzieranno i loro lavoratori.Questo sarà il segno del cambiamento." La formazione è "cruciale - ha proseguito il Presidente del Consiglio - non soltanto per il Mezzogiorno dove c'è poco lavoro, ma anche per il centro nord dove ce ne è molto". Infine il tema caldo della concertazione. Per Amato occorre una concertazione fatta "non di piccole cose, ma di grandi cose, su cui però bisogna avere una visione comune".

Fabrizio Grauso